L’apparato mentale dei bambini è ancora molto immaturo rispetto a quello di un adulto, per cui la capacità di esprimere un disagio, difficilmente passa attraverso la via della comunicazione verbale. Solitamente i bambini manifestano il proprio disagio attraverso sintomi psico-somatici, quali cefalea, vomito, mal di pancia rispetto ai quali il pediatra fa fatica a ricondurre ad una vera e propria malattia. In altri casi i bambini manifestano il loro disagio attraverso il comportamento, come eccessi di aggressività, paure immotivate, difficoltà ad addormentarsi e ad alimentarsi.
Nell’età puberale e adolescenziale invece, il giovane vive una fase ricca di grandi cambiamenti. In seguito allo squilibrio ormonale, i cambiamenti del giovane coinvolgono il corpo, la percezione di se stesso, degli altri e del mondo che lo circonda. Cambiamenti che lo spingono a vivere esperienze nuove e preziose che alle volte lo mettono molto in gioco. Possono essere assaliti da domande, dubbi, riflessioni che non è sempre facile comunicare per il timore di ricevere giudizi, derisioni, sentirsi diversi e vivere perciò sentimenti di paura, vergogna o solitudine. Alle volte può essere difficile comprendere con chi aprirsi magari perché il giovane non vuole incorrere nella paura di deludere i genitori mostrando parti di sé vulnerabili in quel momento, altre volte perché non hanno gli strumenti per comunicare un disagio, altre ancora perché non sanno a chi rivolgersi. Il giovane può così ritirarsi nel suo mondo, mettendo un muro invisibile tra lui e i familiari, altre volte può mostrare un atteggiamento provocatorio e collerico con un genitore o con entrambi, altre esprime il suo bisogno di essere guidato e ascoltato fuggendo dalle difficoltà o compiendo atti preoccupanti (fuggire da casa, usare alcol o sostanze,..), altre ancora si presenta attraverso un calo del rendimento scolastico o sintomi psicosomatici.
Questi rappresentano alcuni tra i segnali che i genitori possono prendere in considerazione per capire se il figlio sta cercando di comunicare il suo malessere. Prendere in considerazione tali segnali è il primo passo verso la comunicazione, l’accettazione e la ricerca di una soluzione ottimale per il giovane e per la famiglia ma soprattutto l’attenzione dei genitori verso il figlio permette a quest’ultimo di non sentirsi solo ma ascoltato e protetto.
In questi casi, è mia premura investire tempo ed energie per creare una relazione di fiducia con il bambino/adolescente e con la famiglia. Scopo degli incontri è quello di aiutare i genitori a capire quali sono le cause e le possibili soluzioni del disagio dei figli.
Alcune delle aree di intervento: