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Diversi studi hanno dimostrato che, nella maggior parte dei casi, la rabbia sorge per effetto di un evento scatenante o di un’emozione sottostante. In questi casi, il bambino potrebbe sperimentare situazioni che determinano l’accumulo di stress. Allo stress continuo può seguire un eccessivo accumulo degli ormoni dello stress (cortisolo) che favoriscono, nel bambino, l’espressione di sentimenti di rabbia (Plummer, 2010).
Al fine di minimizzare le esplosioni di rabbia a seguito di una continua situazione stressante, risulta importante aiutare i bambini a gestire le emozioni più intense. Se un bambino non è riceve il supporto necessario per gestire le emozioni più forti, nel corso del tempo i sistemi d’allarme della regione inferiore del suo cervello diventano iperattivi. Questo significa che potrebbe reagire in modo esagerato a fattori di stress minori, preoccuparsi per delle piccolezze e vivere una vita ansiosa, e/o essere arrabbiato o irascibile per la maggior parte del tempo”.
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Permettono al bambino di mettersi in gioco con i propri sentimenti, in uno spazio protetto, strutturato e prevedibile, all’interno del quale possono sperimentare capacità nuove ed imparare ad esprimere e gestire situazioni emotive che creano frustrazione e rabbia, aspettando di confrontarsi con gli eventi della vita quotidiana. Giochi creativi abbassano il livello di ormoni dello stress, permettendo ai bambini di affrontare con maggiore successo gli eventi stressanti. Inoltre, impegnarsi in attività ludiche permette il rilascio di oppioidi nel cervello che producono sensazioni di benessere e piacere (Sunderland, 2006).
I giochi sviluppano nel bambino l’acquisizione di molteplici capacità, quali:
il bambino può esprimere inconsapevolmente emozioni che sul piano verbale tenderebbe a negare o a reprimere. Inoltre, non tutte le emozioni possono essere espresse con le parole, anzi ci sono sensazioni ed emozioni che perderebbero il loro significato se passassero dal luogo del corpo a quello del pensiero fino a quello della parola. Il bambino potrebbe non possedere un vocabolario ricco o utilizzare termini inadeguati per quell’emozione o che non lo soddisfano pienamente, così da avere difficoltà a descrivere un’esperienza emotiva in modo specifico.
consente al bambino di osservare la propria rabbia ma allo stesso tempo mantenere la giusta distanza da essa. Immagini quali: “Prima, quando ti sei arrabbiato come una furia, mi è venuta in mente l’immagine di un imponente leone ferito. È così che ti sentivi?” permettono di parlare al bambino con un linguaggio più adeguato tale da consentirgli di vedere la soluzione del problema o promuovere in lui un mutamento di percezione (Plummer, 2007).
permettono al bambino di sviluppare le abilità relative all’ascolto del proprio corpo, sviluppano la capacità di distrarsi, di calmarsi da sé e di sviluppare la consapevolezza del proprio corpo. La promozione di tali capacità permette al bambino di entrare in contatto con la propria consapevolezza corporea, emotiva e dei pensieri così da divenire maggiormente consapevole rispetto alle risposte comportamentali attuate in risposta ad eventi stressanti o che sono fonte di frustrazione.
Inteso come la strutturazione di un’ambiente emozionale adeguato e coerente con quanto affrontato fino a questo momento a partire dalla costruzione di relazioni di sostegno e di gestione efficace della rabbia tra terapeuta e bambino.
Secondo Rogers (1980) 3 aspetti diventano vitali:
L’utilizzo di lodi riferite a comportamenti specifici e concreti favorisce nel bambino il benessere, unito al riconoscere e valutare le emozioni che il bambino riporta all’interno del setting terapeutico.
Nel caso in cui i genitori si sentano sprovvisti di tali competenze può divenire utile richiedere l’aiuto di un professionista che possa supportali nello sviluppo delle diverse abilità.